Manuale di Insurrezione Utile

La tristezza non fa poesia (la scrittura sì)

Giugno 21, 2025 – dalla scrivania un po’ storta della redazione de “La Via dei Poeti”

1. Soffrire? Bene. Ma non basta.

Hai il cuore a pezzi? L’anima a brandelli? Hai versato lacrime sufficienti da riempirci una vasca da bagno?
Scrivilo, certo. Sfogati pure. Ma fallo nel diario segreto con il lucchetto rosa.
Poi chiudi quel diario. E comincia a scrivere davvero. Perché la poesia nasce dopo il dolore, non durante. Serve distanza. E, se possibile, una limetta da unghie per levare tutto il melodramma di troppo.

2. “Il buio nel cuore” può andare in pensione

Il “grido muto”, “le lacrime dell’anima”, “la solitudine che ti prende per mano”…
Li conosciamo. Tutti. Li abbiamo letti in mille post. E francamente, basta così.
Non sono poesia. Sono cliché con la patente scaduta.

La poesia, quella vera, scotta le dita anche a chi la scrive.

3. La rima non è una scusa

“Amore/dolore”? “Cuore/fiore”? “Tristezza/bellezza”?
Certo, fanno rima. Ma fanno anche sbadigliare.
Rimare non è poetare. È eco da caverna sentimentale.

4. Leggila ad alta voce. Sì, davvero.

Una poesia che suona come un messaggio vocale letto alle 3 di notte tra un singhiozzo e l’altro…
non è poesia. È sfogo con l’invio prematuro.

5. Lo sfogo è umano. Ma non basta.

Poesia = chirurgia emotiva.
Si incide. Si taglia. Si riscrive. Si lascia decantare.

Scrivere ciò che senti è un inizio.
Renderlo leggibile, bello e forte è l’obiettivo.

6. Le emoji non salvano l’arte

Se la tua risposta a una critica è:
grazie per il commento” o peggio “ io scrivo per me stessa”, forse non vuoi fare poesia. Vuoi solo un abbraccio. 😀

E la poesia non abbraccia. Ti prende a schiaffi. Poi ti offre un bicchiere d’acqua.

7. Scrivere bene è un atto d’amore

Per chi legge. Per chi ha davvero sofferto.
Per chi ha scritto versi indimenticabili senza usare glitter e filtri.

8. Le critiche non mordono (se le ascolti)

Un commento onesto non vuole offenderti. Vuole aiutarti a crescere. Anche se pizzica.

  • Se hai una voce, allenala.
  • Se hai qualcosa da dire, dillo meglio.
  • Se no, stai solo facendo eco tra mille post che non lasciano traccia.

9. La poesia non consola. Agita.

Non è una carezza. È una sveglia con la suoneria impostata su “verità scomode”.
Se dopo aver letto (o scritto) una poesia ti senti identico a prima,
non era poesia. Era una tisana emozionale.

Firmato: un redattore stanco delle rime tristi e innamorato delle parole vere – “Manuale di Insurrezione Utile (e Umana)” – La Via dei Poeti

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