Canzone di Nettuno

La giornata ha sedici ore
sull’ottavo pianeta dal Sole.
Centosessantacinque giornate nostre
Per compiere un anno ci vuole.

A quattro e mezzo miliardi
di chilometri orbita in ellisse,
il suo vento, feroce e retrogrado,
è il più veloce che esiste.

Tempeste scure gigantesche,
fatte d’idrogeno, elio e metano.
Ora che Plutone non conta più,
è il pianeta più lontano.

La sua luna più grande è Tritone
Come il Tritone della mitologia
Figlio di Nettuno – o Poseidone –
È lo stesso nella astronomia.

Nettuno è gassoso e azzurro
I suoi anelli deboli e sottili
Non come gli anelli di Saturno
Che ha mangiato i suoi figli.

Nettuno è troppo lontano
Non posso vederlo nel cielo
Ma lo vedo nei miei sogni
Blu, freddo, e così bello!

By Matt Ferraz

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1 commento su “Canzone di Nettuno”

  1. Una poesia che fa venire voglia di tornare bambini e guardare il cielo con stupore.
    Tra dati scientifici e tocchi mitologici, Nettuno diventa quasi un personaggio: lontano, azzurro, misterioso.
    Riesci a tenere insieme informazione e meraviglia con leggerezza, senza mai essere banale. E quel finale sognante -“lo vedo nei miei sogni / blu, freddo, e così bello!” –
    lascia un’impressione dolce e un po’ malinconica.
    Come certi pianeti che non vediamo mai, ma ci abitano lo stesso

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