Yulia la Mantide e lo Stercorario tontolone

Io sono un prato. Verde, paziente, e francamente stufo. Ogni stagione mi tocca assistere a drammi sentimentali tra insetti che si credono poeti, divinità, o pezzetti di Shakespeare con le antenne. Ma la storia di Yulia e Tontolone lo scarafone… ah, quella sì che merita di essere raccontata. Non per la bellezza, ma per la comicità involontaria.

Tontolone era uno scarafaggio stercorario. Non il più brillante, né il più elegante. Aveva otto gambette storte, un’aria da eterno secondo, e una palla di sterco che trattava come fosse il diamante Hope. La spingeva ovunque, convinto fosse il suo biglietto per l’amore eterno. Ed era fermamente convinto che quella sfera puzzolente fosse un tesoro, un dono da regalare a chi gli avesse rubato il cuore.
E l’amore, per lui, aveva un nome: Yulia.

Yulia, la mantide. Alta, algida e con un grande addome. Affilata come una critica non richiesta.
Non parlava, sentenziava. Non amava, divorava. Per lei il prato era un buffet all-you-can-eat, e gli altri insetti erano piatti del giorno. Nessuno le stava simpatico perchè tutti stavano nel menu.

Un giorno, sazia di un ragno e con l’umore stranamente buono, Yulia si fermò a guardare Tontolone.
Lui, tremante d’emozione, rotolò la sua palla e recitò:
Sei la mia dea, la mia passione, con me la tua fame farà eccezione?.

Io, prato, mi piegai dal ridere. La formica inciampò nella sua briciola. Il grillo smise di suonare. Le margherite persero i petali.

Yulia, invece, lo guardò come si guarda un buffet che ha appena aggiunto il dolce. E rispose:
“Galante, come una pietanza indefesa.

Da quel giorno, Tontolone divenne il suo compagno d’ombra. Lei lo lasciava vivere, come si lascia vivere un soprammobile vintage che non disturba troppo. Gli regalava parole zuccherine, che lui raccoglieva come petali caduti, convinto che fossero fiori appena sbocciati.
Tu sei diverso dagli altri,” gli diceva, con voce che sembrava miele ma odorava di trappola. E lui, felice come un coleottero in primavera, spingeva la sua palla stercoraria con fierezza, come fosse il cuore stesso che rotolava verso l’amata.

Un giorno, per dimostrarle il suo amore, si concentrò con tutto il suo essere e liberò una puzzetta fetida, che salì leggera nell’aria e si trasformò in lettere danzanti: “Ode a Yulia mia di-letta.”
Il vento, imbarazzato, cercò di disperderla. I fiori si chiusero per non leggere. Ma Yulia, impassibile, fece ondeggiare il suo didietro come un ventaglio regale e mormorò:
Che pensiero raffinato, mio Tontolone.”

Poi arrivò l’autunno. Yulia cambiò colore, depose le uova, e io, prato, già sapevo. Perché l’ho visto mille volte. Perché l’amore cieco, quando incontra l’appetito, finisce sempre nello stomaco.

E così, mentre le foglie cadevano e il silenzio tornava, tutto si avverò:
Quando il bosco cambiò aspetto,Tontolone diventò… piatto perfetto

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3 commenti su “Yulia la Mantide e lo Stercorario tontolone”

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