
Nessun orto è davvero vivo senza un becchino che lo sorvegli.
Da secoli, i De Funebris, becchini certificati, hanno un compito preciso: seppellire ciò che marcisce, custodire i campi santi di famiglia, sorvegliare l’orto dietro il deposito delle bare e vegliare sulle verdure.
Perché persino un pomodoro, alla fine, merita il suo epitaffio.
Quella mattina, Triplonio era stato mandato da nonna Triplonia a raccogliere verdure per il minestrone.
Si avviò sbuffando, malvolentieri. Piantò la pala nella terra e smosse qualche zolla.
All’improvviso, un grumo di terra lo colpì in un occhio. Un ronzio gli strappò un ciuffo di capelli.
L’unica cosa che comprese fu che non capiva cosa stesse succedendo.
Tolta la terra dagli occhi, vide sotto i suoi piedi Vladimiro, un grillotalpa russo, secco e nervoso, che sputava terra come non ci fosse un domani.
Sopra di lui, Donaldo, un calabrone made in USA, grassoccio e sudato, girava in tondo, minaccioso.
Vladimiro urlava in grillotalpense dell’Est:
«Io conquistare vostro orto pezzo dopo pezzo. Nessuno scappa. Io fare buio. Io zemlja. Vsjo!»
Donaldo, ansimando in calabronese yankee:
«What?! No, no! This orto is mine! I’m big, very big, ok? Everybody knows it! Believe me!»
Vladimiro: «Ha! Pungiglione niet. Tu solo grasso. Tu pancia che ronza.»
Donaldo (arrossendo, sbattendo le ali): «Fake! I sting! Very sharp! Only today… small problema tecnico!»
Triplonio, incolpevole ed esterrefatto, urlava, bestemmiava in greco, menando colpi di pala per proteggersi:
«Καταραμένον! Via, bestiacce idiote, state a litigare per quattro melanzane marce!»
Una zucchina spaventata volò in aria, colpita da un colpo di pala vagante, e si schiantò contro il busto di San Compostino, patrono dell’umido.
Le carote tremavano nel terreno.
I fagiolini si arricciavano per la paura.
Un cavolo, testimone involontario, si aprì in due come per dire: «Io non c’entro.»
Donaldo, intanto, roteava sempre più velocemente, urlando frasi sconnesse:
«I’m the best pollinator! Nobody pollinates like me! I have the best nectar deals!»
Vladimiro, imbufalito, scavava a ritmo militare:
«Io fare tunnel fino a radice! Io distruggere tutto! Io essere nuovo padrone di orto!»
Triplonio, ormai coperto di terra e sudore, si voltò verso il deposito delle bare e gridò:
«Igor! Per l’amor del compost, aiutami… pensaci tu!»
Dall’ombra arrivò Igor il Boia.
Inclinò la testa, svitò l’elsa della mannaia ed estrasse una bomboletta nera.
Un grugnito gutturale, poi lo spruzzo:
«Ssfffffffffffttt…»
In pochi istanti, Vladimiro crollò nel cunicolo e Donaldo cadde pancia all’aria tra le rape, col pungiglione disattivato.
L’orto finalmente ebbe requiem.
Nel silenzio, la voce di nonna Triplonia arrivò forte e chiara:
«Voi due scansafatiche, sempre a giocare e a perdere tempo! Il minestrone non si prepara da solo!»
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Haha bellissima!