💡 Bisogna perdersi per riscoprirsi.
Molti scrivono di getto. Pochi si fermano a guardare cosa è uscito davvero.
Molti scrivono col cuore. Ma il cuore, da solo, è solo una vena aperta. Serve anche una direzione.
Molti scrivono per sentirsi meglio. La poesia non è terapia: è rischio, è fallimento, è nudità.
Molti scrivono di sé. Pochi scrivono contro di sé.
E forse il problema non è che si scrive troppo, ma che si legge troppo poco, si rilegge ancora meno e si ascolta quasi per niente. Scrivere è solo la prima parte del processo. È quando torni a quella bozza, la guardi come se non fosse tua, e scegli cosa tenere e cosa abbandonare—è lì che nasce la vera poesia.
Ecco qualche “dritta” spassionata
💡 Manifesto di chi rischia in poesia
- Scrivi anche se non senti nulla. L’ispirazione è una bugia romantica. Il verso arriva dopo.
- Usa parole che non hai mai detto. Quelle già sentite ti proteggono. Tu invece devi esporle.
- Non fare ordine. La poesia ama il disastro. Ama ciò che pulsa, non ciò che brilla.
- Lascia entrare il corpo. Scrivi col battito, col respiro, con le bruciature.
- Non cercare approvazione. Non sei a un colloquio. Sei in un incendio.
- Taglia il superfluo. Ogni parola in più è una maschera.
- Evoca. Non spiegare. La poesia non ha bisogno di permesso per essere capita.
- Rischia il ridicolo. Chi non si espone non fa poesia. Fa decorazione.
- Scrivi senza sapere dove stai andando. Solo così il viaggio sarà vero.
- Accetta il fallimento. Ogni poesia sbagliata ti avvicina a quella giusta.
E…buona scrittura